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Immagine del redattoreMichele Lasi

UPCYCLING: LA SOLUZIONE ALL’INQUINAMENTO DEL MONDO DELLA MODA?

Ormai è noto a tutti: l’industria della moda è la seconda al mondo per impatto ambientale, battuta soltanto da quella energetica. Secondo un report pubblicato dalla Global Fashion Agenda nel 2017, ogni anno si producono ben 92 milioni di tonnellate di rifiuti tessili che finiscono nelle discariche o vengono inceneriti.

Ecco perché il tema della compatibilità ambientale è diventato un leitmotiv del settore.

Quando si tratta di sostenibilità, il mondo della moda tende a inondare i consumatori di termini che richiamano quell’universo; purtroppo, ciò avviene in modo spesso confusionario. Upcycling e Recycling sono utilizzati di frequente come sinonimi ma, pur avendo entrambi a che fare con la seconda vita dei prodotti, non sono la stessa cosa. Anzi, si può dire che il concetto alla base delle due azioni sia proprio l’opposto. In ogni caso, interrogarsi sul significato delle parole legate al mondo della sostenibilità implica riflettere a fondo sui processi produttivi e sui materiali che stanno alla base di quello che scegliamo di comprare.




Recycling

Riciclare significa smantellare e smistare i componenti di un oggetto per poterne riutilizzare il materiale. Un materiale riciclabile viene riadattato, alterato, fuso e scomposto: volendo fare un esempio pratico, per riciclare una bottiglia di vetro usata la dobbiamo prima fondere, e poi con il vetro fuso farne qualcos’altro. Un processo di riciclo comporta dunque la demolizione dei materiali attraverso un sistema di riciclaggio, che consuma risorse come acqua ed energia e produce emissioni. In secondo luogo, difficilmente un materiale riciclato mantiene intatte le stesse caratteristiche meccaniche e chimiche di quello di origine: in buona sostanza degrada, facendo sì che il processo di riciclaggio non sia ripetibile all’infinito, ma un numero limitato di volte.

Il poliestere è un esempio emblematico di tutto ciò: ad oggi oltre il 98% del poliestere riciclato utilizzato nell’abbigliamento deriva dal riciclo delle bottiglie in PET. Infatti, il filato di poliestere riciclato non conserva le caratteristiche meccaniche minime necessarie per realizzare un nuovo capo. Dunque, puoi stare certo che la quasi totalità degli abiti in poliestere che indossi andranno a finire in discarica, senza alcuna speranza di essere riconvertiti in prodotti futuri.

Detto questo, riciclare non è assolutamente un male, anzi: è di vitale importanza che si investa nella ricerca e sviluppo in questo campo, e che le aziende si mettano sempre più nell’ottica di usare fibre rigenerate o di investire nella creazione di prodotti che siano interamente riciclabili.


Upcycling

Quando parliamo di upcycling ci stiamo riferendo al fatto che un indumento o accessorio, che ha finito la sua vita come tale, può essere riconvertito in qualcos’altro senza che questo comporti un processo di lavorazione ulteriore dei materiali che lo compongono. È un processo di riuso e conversione che mira ad accrescere il valore di quell’oggetto.

Ad esempio, se utilizziamo un paio di vecchi jeans per farne una gonna, tagliando alcuni pezzi di tessuto e riassemblandoli in maniera diversa, quello è upcycling. Tramite quella che a tutti gli effetti è un’azione di riuso si dà origine a un nuovo prodotto riutilizzando creativamente, in tutto o in parte, un oggetto così com’è. Il prodotto che si ottiene da questa trasformazione “semplice”, può essere funzionalmente simile, ma anche molto diverso da quello che era in origine.

In senso più amplio, il termine upcycling include anche il riutilizzo di scarti, sfridi e ritagli di produzione: si tratta cioè di riutilizzare gli scampoli di materiali in eccesso ottenuti nei processi produttivi per realizzare nuovi prodotti.

È evidente che il grande vantaggio dell’upcycling rispetto al recycling è il suo minor impatto ambientale: convertire un oggetto in materia prima, parte fondamentale del processo di riciclo, richiede una notevole quantità di energia ed è un processo che solo in pochi casi può essere ripetuto più volte.

Va da sé che la creatività nel design gioca un ruolo cruciale nelle pratiche di upcycling. I prodotti che già esistono, ma che a qualcuno non servono più, offrono infinite possibilità, se solo si ha un po’ di visione. Investire in brand che implementano in maniera strutturata e sistematica l’upcycling, non solo diminuisce la quantità di rifiuti che viene prodotta, ma frena in maniera significativa la continua domanda di prodotti che, oltre a tradursi in impiego di risorse e produzione di emissioni, spesso implica condizioni di lavoro non etiche.



Upcycling e Pelletteria: il modello di business di ZEROLAB


758 milioni di kg di rifiuti: ogni anno in Italia l’industria conciaria lascia una eredità pesante. Nella sola Toscana sono prodotti 253 milioni di kg. La startup di Scandicci ZEROLAB punta a trasformare questo enorme fardello in un’opportunità secondo i principi dell’upcycling e dell’economia circolare.

La mission di ZEROLAB è “diffondere la cultura dell’economia circolare e favorire artigiani e piccoli imprenditori”. L’azienda prevede infatti non solo raccolta e l’upcycling della pelle di scarto, ma anche la possibilità di acquistare i materiali di recupero a prezzi accessibili. Si propone inoltre di essere una sede per la formazione e un incubatore per designer emergenti nell’ambito della moda circolare. La sede dell’hub ha una funzione strategica. Collocata nel distretto della pelle di Scandicci, potrebbe così intercettare e mettere in relazione le aziende che necessitano di liberarsi degli scarti e i professionisti che potrebbero riutilizzarli.

Ad affiancare online l’attività di questo centro polifunzionale ci sarà Zerow, marketplace in grado di mappare la produzione di scarto sul territorio e incrociare domanda e offerta, in modo da favorire l’acquisto di pellami, ma anche di accessori realizzati con le materie prime disponibili in deposito da giovani designer e artigiani coinvolti nel progetto.


E tu cosa ne pensi? Può l’Upcycling rappresentare una concreta soluzione al problema dell’impatto ambientale nel mondo della moda?



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