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  • Immagine del redattoreMichele Lasi

IL MIO, PERSONALE RICORDO, DI LEONARDO DEL VECCHIO.

Lavoravo in Luxottica da non più di due settimane: Il mio primo lavoro! Ero un concentrato di entusiasmo e inesperienza.

Lo stabilimento di Agordo era un labirinto per me: ci avevo fatto l’abitudine, a perdermi.


Una mattina, pc sotto un braccio e quaderno degli appunti sotto all’altro, ero alla ricerca di una saletta meeting quando, girato l’angolo, me lo trovai davanti: il 𝑪𝒂𝒗𝒂𝒍𝒊𝒆𝒓𝒆.


Era uno di quei rari casi in cui era accompagnato da solo un paio di persone, due dirigenti.

Quasi ci scontrammo, mi arrestai giusto un istante prima di urtargli il braccio. Restai inebetito come un baccalà.

Gli altri due mi guardarono come si guarda un tirocinante: un arredo da ufficio.

Lui no. Mi squadrò. Non con fare superiore, ma con 𝒔𝒊𝒏𝒄𝒆𝒓𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒊𝒐𝒔𝒊𝒕𝒂'. Mi guardò negli occhi.

“𝑩𝒖𝒐𝒏𝒈𝒊𝒐𝒓𝒏𝒐” mi disse. Io, sorpreso, salivazione azzerata, non riuscii a rispondere.

“𝑬 𝒍𝒆𝒊 𝒅𝒐𝒗𝒆 𝒔𝒕𝒂 𝒂𝒏𝒅𝒂𝒏𝒅𝒐?” di nuovo con fare curioso.

Niente, non emisi neppure una sillaba. I miei sforzi erano concentrati nel sorreggere il suo sguardo. Riuscii però ad alzare un braccio, indicando il corridoio di fronte a me.

“𝑨𝒍𝒍𝒐𝒓𝒂 𝒗𝒂𝒅𝒂 𝒑𝒖𝒓𝒆, 𝒈𝒓𝒂𝒛𝒊𝒆!”.

Feci un cenno col capo e filai via alla velocità della luce.


Non ho mai riferito di questo fugace incontro a nessuno fino ad oggi: mi vergognavo di raccontarlo ai colleghi, d’altronde avevo fatto la figura del baccalà. Non ci vedevo neppure chissà quale insegnamento o morale… fino a quando ho sentito che 𝒔𝒆 𝒏𝒆 𝒆𝒓𝒂 𝒂𝒏𝒅𝒂𝒕𝒐.

Lui, il più grande, 𝗺𝗶 𝗮𝘃𝗲𝘃𝗮 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗼 𝘀𝗲𝗻𝘁𝗶𝗿𝗲 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗱𝗶 𝗴𝗿𝗮𝗻𝗱𝗲.


Buon viaggio 𝑪𝒂𝒗𝒂𝒍𝒊𝒆𝒓𝒆.




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